Informazioni sul libro: 2001 / Mettiamo un filtro, chiudiamo gli occhi, ci disattiviamo, non vogliamo sapere , mettiamo i paraocchi, vediamo solo ciò che vogliamo vedere: tutte queste sono forme di "negazione". Gli alcolisti che rifiutano di ammettere la loro dipendenza, le persone che respingono i sospetti di infedeltà del partner, una moglie che non si accorge che suo marito abusa della figlia, sono tutti in uno stato di “negazione”. I governi negano la responsabilità delle atrocità e le pianificano per raggiungere la “massima negabilità”. Le commissioni per la verità stanno cercando di superare l’oblio e la negazione degli orrori del passato. I paesi osservatori negano la responsabilità dell’intervento. Questi fenomeni hanno qualcosa in comune? Quando neghiamo qualcosa, siamo consapevoli di ciò che stiamo facendo, oppure si tratta di un meccanismo di difesa inconscio che ci protegge da verità indesiderate? Possono esistere culture di negazione? In che modo organizzazioni come Amnesty International e Oxfam cercano di superare l'apparente indifferenza della società verso la sofferenza e la crudeltà in terre lontane? La negazione è sempre una cosa così negativa o abbiamo bisogno di illusioni positive per mantenere la nostra sanità mentale? Stati di negazione è la prima esplorazione completa dei modi personali e politici per evitare o eludere realtà scomode. Si basa su una vasta gamma di materiali, dagli studi clinici sulla depressione alle rappresentazioni mediatiche della sofferenza, alle spiegazioni dello “spettatore passivo” e della “compassion fatigue”. Il libro mostra come le atrocità organizzate – l’Olocausto e altri atti di genocidio, tortura e omicidi politici – siano negate dagli autori e dagli spettatori, da coloro che stanno a guardare e non fanno nulla. Layout editoriale salvato in formato PDF A5.